mercoledì 19 dicembre 2007

SPECIALE BLACK SNAKE MOAN


Un viaggio nel mondo del Blues attraverso le note di Son House...

You know, love's a hard ol' fall, make you do things you don't wanna do. Love sometimes make you feel sad and blue...


Ovvero "Sai,l'amore è come un duro colpaccio,ti fa fare cose che non vorresti fare. L'amore a volte ti fa sentire triste e disperato”. Parole di Son House che,chitarra in mano, apre su un filmato di repertorio Black Snake Moan con le basi della dottrina del dirty southern blues, il sound malinconico di coloro che vivono oppressi dalla povertà e dagli strazi del cuore. Quando niente è rimasto se non un lamento triste e una preghiera al Signore tutta la disperazione si trasforma in musica . Craig Brewer aveva cominciato la sua trilogia musicale con il fortunato Hustle & Flow,ambientato nel degradato ambiente dei reietti del ghetto di Memphis,tra un magnaccia che vuol diventare un rapper di successo e un gruppo di puttane senza speranza; la proseguirà con Maggie Lynn,dedicato al genere country. Per i territori sudaticci di Black Snake Moan (titolo mutuato da un pezzo di Blind Lemon Jefferson) non poteva che affidarsi alle ruvide e assolate piantagioni del Sud del Tennessee dove la comunità nera si riunisce in chiesa a cantare e sputare per terra e la massima aspirazione delle ragazze è farsi palpare il culo alla festa del liceo. Qui vive Lazarus,abbandonato dalla moglie,troppo in colpa per essere innocente,troppo vecchio per ricominciare,troppo solo per resistere al dolore. Qui (soprav)vive Rae,che aspetta il suo boyfriend partito in Afghanistan,in compagnia del suo "piccolo" problema di ninfomania,regalo lasciatole dal patrigno che abusava di lei. Anche Rae è sola e per questo cadrà,talmente in basso da rischiarci la pelle,fino a quando non la raccoglierà da terra Laz e troverà in lei il cammino per redimersi dal suo peccato.

Mmm, mmm, black snake crawlin' in my room


Leggenda vuole che Brewer non fosse per nulla convinto di dare la parte a Christina Ricci,la quale si era talmente innamorata del ruolo da affermare di voler lasciare la recitazione se non l'avesse ottenuto. Craig vedeva in Rae la semplice e stupidotta ragazza del sud modello Daisy Mae dei fumetti di Lil’ Abner,quindi rozza,mezza nuda e completamente svaporata,un personaggio che strideva con l'immagine di sofisticata dark lady dell'attrice californiana. A quanto pare però lei ha saputo conquistarsi i (pochi) panni di Rae tanto che si racconta di un provino eccezionale ed incredibilmente emotivo. Pochi giorni dopo Craig Brewer incontrò Christina in un bar e le regalò una scatola che conteneva la catena argentata che l'attrice avrebbe indossato durante il film. Un tributo alla sua devozione per la parte. Non ci sono dubbi ,la scelta fu azzeccata. Rae è modellata sulla Bambola di Carne di Elia Kazan ma, alle peccaminose fattezze post-adolescenziali di Carroll Baker aggiunge una natura insanamente selvatica tale da far pulsare le tempie. E' sicuramente il ruolo più intenso nella carriera di Christina Ricci che è tranquillamente comparabile alla Jennifer Jason Leigh di Ultima Fermata Brooklyn, parimenti devastata dalla vita ma anche pericolosamente sexy. Un pezzo di carne bollente ripetutamente abusato e ridotto ad un fuscello tremolante che implora tra gli spasmi di essere penetrato. E' una dicotomia disturbante quella che porta Rae sullo schermo: un irresistibile oggetto di desiderio in una mise sboccata e lasciva ridotta ad uno straccetto ed un paio di mutandine che trasmette una profonda amarezza per le continue umiliazioni,implicite ed esplicite,da cui è vessata. E' lei il Black Snake Moan del titolo,il "lamento del serpente nero" che la possiede come una tarantolata quando gli incubi ritornano sotto forma di frenesia sessuale:un graffiante e stridulo orgasmo doloroso.

Ah, hush, thought I heard her call my name
If it wasn't so loud and so nice and plain

Nella sua pur breve carriera cinematografica Brewer non ha mai nascosto una sincera passione per la cultura afro-americana(ma il ragazzo è bianco come i palmi di tutte le mani del mondo),non a caso dietro i suoi film c'è anche John Singleton.
Soprattutto la musica nera sembra fornirgli un grande trasporto tanto che ,al di là del tema trattato,Hustle & Flow vantava la presenza di Isaac Hayes,una delle menti funky degli anni '70 oltre che icona blaxploitation soprattutto per quel gioiello che è Truck Turner, come padrino di battesimo(almeno nel mainstream visto che Craig ha all'attivo anche il piccolo Poor & Hungry). Per il ruolo del vecchio bluesman dal cuore spezzato,Laz,la scelta era di lusso:accettano il ruolo sia Morgan Freeman che Samuel L. Jackson. Se il primo era più portato per via del physique du role,”Da Man” aveva dalla sua una storia artistica che non lasciava dubbi. Un personaggio di colore di umile estrazione sociale con una grande fede religiosa,una missione di redenzione e dottrina ed una inamovibile determinazione:vengono in mente Jules di Pulp Fiction,Elijah di Unbreakable ,Mr Garfield di 187 ed una infinità di ruoli affidati sempre allo stesso uomo che non fanno meravigliare se la produzione abbia spinto in una determinata direzione. Quella di Lazarus è una parte quasi biblica,intrisa di cultura conservatrice arcaica,profondamente religiosa come è la mentalità sudista che si incarna allo stesso modo in cui si esprimono i temi classici del blues rurale ed in fondo anche questa pellicola. Da idolo popolare quale è,Samuel Jackson non ha avuto problemi a immedesimarsi in uno stereotipo culturale,conferendogli spessore, arrivando a cantare con la sua voce i pezzi del film. Così,come in una continua ballata,i dialoghi retoricamente altisonanti sembrano semplicemente testi di una lunga piece spiritual di cui le immagini sono il caldo assolo.

You know, I cried last night and all the night before Gotta change my way a livin', so I don't have to cry no more

C'è chi si potrà chiedere come un film con tali elementi exploitation,tra cui una donna mezza nuda tenuta incatenata da un vecchio musicista nero fanatico religioso,possa viaggiare su binari così accomodanti ed atterrare su un terreno più soffice di quello che si poteva presumere. Basta riflettere sul fatto che Black Snake Moan è una blues ballad che,come tutte,poggia su concetti semplici ed universali. Quindi racconta di qualcuno che ama intensamente e ne soffre nonostante tutto,di qualcuno che cerca la redenzione ad ogni costo attraverso azioni opinabili,di qualcuno che trova la salvezza tra le braccia di chi detiene le proprie radici,di qualcuno che continuerà a soffrire ma,alla fine,è più forte perchè sa di non essere più solo. You know, love's a hard ol' fall, make you do things you don't wanna do. Love sometimes make you feel sad and blue...

di Gianluigi Perrone
Soundtrack di Son House e Blind Lemon Jefferson

martedì 16 ottobre 2007

SPECIALE FRANK OZ


Nonostante una non prolificissima carriera come regista,Richard Frank Oznowicz, al secolo Frank Oz, nome chi già di per sé richiama mondi fantastici,
si è ritagliato già un nome nella leggenda Hollywoodiana. I suoi inizi sono per lo più alla corte di Jim Henson, il papà dei Muppets, per il quale anima i pupazzi di Piggy e Fozzie, nonchè altri di Sesame Street. Le sue collaborazioni vanno da Labyrinth a Guerre Stellari per cui è diventato una leggenda. Infatti è lui Yoda, o meglio,la voce del personaggio. Jim Henson lo promuove dietro la camera in Dark Christal per cui fa più che altro una seconda regia dietro le indicazioni del suo mentore. La sua prima regia è The Muppets Take Manhattan, che lo mette nelle condizioni di cimentarsi da solo dietro la macchina da presa, seppur sempre sotto l'egida di Henson. La sua prima vera regia,dell'86, è abbastanza ambiziosa, è il remake e la versione per lo schermo del musical La Piccola Bottega degli Orrori, in cui si cimenta con il cult cormaniano conferendogli ulteriore carica comica. Qui inizia il suo sodalizio con Steve Martin, all'ora attivissimo sia al cinema che in tv, che diventerà un po' il suo attore feticcio. Oz si impone quindi come regista di commedie ma vuole dimostrare di saper girare anche senza pupazzi di torno. Il suo film successivo,Due Figli di...(1988),è una pietra miliare della comicità americana. Remake de I Due Seduttori con Marlon Brando e David Niven, il film è una commedia perfetta che sfrutta le differenti capacità attoriali di Michael Caine e Steve Martin. I due attori sono eccezionali ed il film è per una volta veramente divertente. Intanto presta camei un po' ovunque, specie per John Landis, da Spie come Noi a Blues Brothers,a Una Poltrona per Due. Successivamente ha tra le mani un altro grande comico, Bill Murray, con il quale gioca ancora la carta del dualismo tra due personaggi diametralmente opposti. Lo confronta con Richard Dreyfuss, allora ancora famosissimo, e nonostante le smorfie di Murray è quest'ultimo a dare la prova attoriale migliore. Il film purtroppo non è bissa il successo del precedente. Stessa cosa si può dire per Moglie a Sorpresa (del 92), dove torna con Steve Martin ma la fortuna non sembra arridergli. Il film è banale e stanco e non diverte nonostante Martin ce la metta tutta. Oz torna al cinema per bambini con La Chiave Magica, che, nonostante sia un film non particolarmente popolare, è un'ottima metafora della coscienza del raggiungimento dell'età adulta. Il successo torna con In Kevin Kline e,su toni più leggerei, riesce a divertire il pubblico cercando di mantenere una certa correttezza politica. Il passo seguente è ancora con Martin con Bowfinger, insieme a Eddie Murphy, dove si diverte a farsi beffe delle fisime di Hollywood. Cambio completo di registro nel 2001 in cui gli viene data la regia di un action-suspance con un parco attori che vede Marlon Brando,Robert DeNiro e Edward Norton scambiarsi la staffetta di un ideale primato generazionale. Purtroppo il film non è particolarmente avvincente e Oz ha seri problemi con Marlon Brando che si arroga il diritto di trattare male la gente sul set e prendere per i fondelli Oz sul suo passato come "puparo". Nel 2004 è il turno di un nuovo rifacimento, La Fabbrica delle Mogli di Ira Levin, che esce con il titolo La Donna Perfetta. Nel film dirige Nicole Kidman e,nonostante il film sia un po' freddo e macchinoso raggiunge un certo successo. Esce quest'anno con Funeral Party, una commedia nera in cui ritorna ai fasti di un tempo.

La piccola bottega degli orrori (Little Shop of Horrors, 1986)

Due figli di... (Dirty Rotten Scoundrels, 1988)

Tutte le manie di Bob (What About Bob?, 1991)

Moglie a sorpresa (HouseSitter, 1992)

La chiave magica (The Indian in the Cupboard, 1995)

In & Out (1998)

Bowfinger (1999)

The Score (2001)

La donna perfetta (The Stepford Wives, 2004)

Funeral Party (Death at a Funeral, 2007)

a cura di Gianluigi Perrone

lunedì 17 settembre 2007

SPECIALE SPAGHETTI WESTERN


In occasione della Mostra del Cinema di Venezia, Cangaceiro vi regala una retrospettiva sul cinema Spaghetti Western partendo dai film presentati al Lido fino ai migliori film del genere.

I sette del Texas (Antes llega la muerte) (1964) di Joaquin Luis Romero Marchent

100.000 dollari per Ringo (1965) di Alberto De Martino

Il ritorno di Ringo (1965) di Duccio Tessari Ringo del Nebraska (1965) di MarioBava e Antonio Román

Un dollaro bucato (1965) di Giorgio Ferroni

Django (1965) - Uncut - di Sergio Corbucci

The Bounty Killer (1966) di Eugenio Martin

La resa dei conti (1966) di Sergio Sollima

Navajo Joe (1966) di Sergio Corbucci

Sugar Colt (1966) di Franco Giraldi

Un fiume di dollari (1966) di Carlo Lizzani

Yankee (1966) di Tinto Brass

10 000 dollari per un massacro (1967) di Romolo Guerrieri

El Desperado (1967) di Franco Rossetti

Il tempo degli avvoltoi (1967) di Nando Cicero

La morte non conta i dollari (1967) di Riccardo Freda

Se sei vivo spara (1967) - Uncut - di Giulio Questi

Ognuno per sé (1967) di Giorgio Capitani

Preparati la bara (1967) di Ferdinando Baldi

Tepepa (1968) di Giulio Petroni

Una lunga fila di croci (1968) di Sergio Garrone

La taglia è tua l’uomo l’ammazzo io (1969) di Edoardo Mulargia

Lo chiamavano Trinità (1970) di Enzo Barboni

Matalo! (1970) di Cesare Canevari

Vamos a matar compañeros (1970) di Sergio Corbucci

La vendetta è un piatto che si serve freddo (1971) di Pasquale Squitieri

Il grande duello (1972) di Giancarlo Santi

Il mio nome è Shangai Joe (1973) di Mario Caiano

Una ragione per vivere e una per morire (1973) di Tonino Valerii

I quattro dell’apocalisse (1975) di Lucio Fulci

Keoma (1976) di Enzo G. Castellari


a cura di Gianluigi Perrone

mercoledì 27 giugno 2007

ONCE UPON A TIME IN CINEMA: SPECIAL TRIBUTE TO QUENTIN TARANTINO

Non è un caso che tra i primissimi speciali di Cangaceiro ci sia questo dedicato a Quentin Tarantino. Qusto ragazzo del Tennessee è un po' il padre putativo di una generazione(anzi ormai quasi due)di cinefili,un personaggio che ha riportato in auge il ruolo del regista nel cinema,nel bene e nel male,massificandolo ma dandogli quella giusta importanza che troppo spesso per ignoranza viene tralasciata. Che sia quindi un altro "re degli ignoranti",Tarantino? Direi piuttosto un idolo delle masse ma anche un eroe per chi veramente comprende il suo linguaggio. Infatti se per una parte del pubblico Tarantino è quello che fa i film fichissimi e divertentissimi con tanto sesso,violenza e parolacce,per altri fan Tarantino è "uno di no",un comune superappassionato di cinema che,tutto si può dire tranne che non ami la sua passione. Ha addirittura reso una speranza lavorare per un negozio a noleggio,facendo venire smanie di protagonismo a tanti commessi di Blockbuster ignorantelli. Questo perchè esiste un mondo dietro Tarantino che,paradossalmente è intimo e conoscono in tantissimi. Infatti QT è un ragazzo comune e forse anche banale,lontano anni luci da elucubrazioni complesse e arzigogolii intellettualistici(che qualcuno vorrebbe appioppargli). QT non avrà una scala di sentimenti ipertrofica ma è incredibilmente sensibile ad essi ed ha il potere del linguaggio. Molti critici continuano a pensare che QT sia "quello che copia i film trash" una affermazione che fa raggelare seriamente l'emoglobina per il suo qualunquismo,ma l'immensa mole di nozioni apprese ed immagazzinate da ore di visioni non sarebbero state mai elaborate nella maniera che vediamo in Pulp Fiction o Kill Bill se non vi fosse una innata propensione al linguaggio. Chiamasi anche Talento Espressivo. Solo chi crede nel fattarello in sé può essere così vacuo da polverizzare il cinema di Tarantino in queste parole. Tarantino è prima di tutto uno scrittore e non tanto un generatore di idee(sue o meno)ma un appassionato elaboratore dell'espressione cinematografica attraverso la penna(o la tastiera). Quello è il genio di QT. E quello poi si traduce nell'epicità delle sue immagini per puro mestiere e sensibilità acquisita da una sagace meditazione sul lavoro altrui. Proprio come avviene nel mondo della letteratura sin dai tempi di Erodoto. Quentin Tarantino ha visto in pochissimi film creare un mito e una concezione nuova di vedere i film ed un nuovo tipo di tentativo di emulazione,spessissimo vano. Infatti hanno fallito miseramente i vari registuculi che cercavano di essere cool imitandolo. Perchè loro volevano essere come lui ma non sapevano che lui voleva essere come Chow Yun Fat. Infatti i pochi accostabili al "tarantinesimo" sono registi che non si appoggiano a lui ma che hanno il medesimo background. In primis il "fratello" Robert Rodriguez ma anche Joe Carnahan e Craig Brewer. E non perchè nei loro film si è vista una in mutandine o c'era uno con una pistola di sbieco ma perchè c'è lo stesso amore per l'artigianato del cinema e la capacità di renderlo proprio. Pensare che Tarantino possa aver già dato tutto non è completamente campato in aria e non perchè avesse poco da dire ma perchè le sue opere fino ad ora erano talmente pregne di significato da poter bruciare tutta la vita di un uomo in poco. E' difficile pensare ad una stagione autunnale di Tarantino o ad una continua elaborazione del suo mito. Tarantino è il Jimi Hendrix del cinema e solo un mito può splendere così intensamente di luce propria.

FILMOGRAFIA



1987 - My Best Friend's Birthday

1992 - Le Iene (Reservoir Dogs)

1994 - Pulp Fiction

1995 - Four Rooms - episodio L'uomo di Hollywood (The Man from Hollywood)

1995 - Maternità (Motherhood) - episodio ER

1997 - Jackie Brown

2003 - Kill Bill vol. 1

2004 - Kill Bill vol. 2

2005 - Sepolto Vivo (Grave Danger 1- 2) Episodi C.S.I.

2005 - Sin City Special Guest Director - episodio Un'abbuffata di morte

2007 - Grindhouse segmento A prova di morte(Death Proof)

2007 - A Prova di Morte (Death Proof)

a cura di Gianluigi Perrone

sabato 2 giugno 2007

ONCE UPON A TIME IN CINEMA: SPECIAL TRIBUTE TO ELI ROTH

Nato a Newton (Massachussets) nel 1972, Eli Roth è l’incarnazione del Sogno. Non americano, di nessuna nazionalità, semplicemente del sogno cinefilo di poter un giorno, dopo aver divorato migliaia di film di ogni genere, con particolare predilezione per l’horror, girare un lungometraggio che permetta di raggiungere una non trascurabile popolarità in tutto il mondo. Ebbene, quest’uomo è riuscito in tale impresa, grazie alla propria smodata passione cinematografica e, non ultimo, alla sua innegabile e simpatica paraculaggine. Ma procediamo per ordine, andando a ritroso nel 1979, anno in cui uscì il leggendario Alien, di Ridley Scott. Baby Roth ebbe l’opportunità di vedere tale capolavoro al cinema, e di vomitare letteralmente durante la scena culto del mostriciattolo che se ne esce dalle viscere di John Hurt. L’indimenticabile sequenza fu un’illuminazione per lui, trasmettendogli seduta stante la testarda volontà di creare qualcosa che sortisse il medesimo effetto ad un’intera platea di spettatori. Da lì comincia a girare una sessantina di cortometraggi in Super8, coadiuvato dal fratello minore Gabe (oggi suo aiuto regista e curatore dei contenuti speciali nei dvd), arrivando a frequentare la prestigiosa New York University, in cui si laureerà a pieni voti nel 1994, presentando come tesi un corto da lui realizzato, “Restaurant Dogs”, parodia/omaggio del Reservoir Dogs di Quentin Tarantino. Lo stesso anno inizierà un lungo excursus attraverso i più svariati set cinematografici, portandolo a fare da assistente a Robert Redford per Quiz Show (1994), a John Turturro per “Illuminata” (1998), ma l’esperienza più preziosa si rivelerà essere il lungo rapporto collaborativo con David Lynch, con cui mantenne contatti per sette lunghi anni in procinto di realizzare un delirante e visionario musical di cui poi non si fece proprio nulla. Tale esperienza non passò invano perché nel 2001, dopo aver racimolato il budget di $ 1,500,000 attraverso i più svariati finanziatori ( tra i quali anche una cara zietta), Eli inizia a girare Cabin Fever, un magma ibrido di tutto quanto la settima arte ha inculcato nel suo immaginario, con assoluta precedenza a capolavori exploitation anni ’70 (Last House On the Left su tutti, apertamente citato anche nella colonna sonora), ma soprattutto gli ultra gore degli eighties, da Evil Dead a The Thing, amalgamati da un gusto per l’assurdo in bilico tra una produzione Troma edulcorata (da cui Roth ha forse tratto prezioso insegnamento facendone da comparsa in due film, Terror Farmer e The Toxic Avenger IV), e un Lynch alle prime armi. Il risultato, seppur lungi dall’essere un capolavoro, è originale e sorprendente quanto basta per far gridare al miracolo pletore di horrorofili vecchia scuola, anestetizzati e rincoglioniti da un fottio di epigoni di Scream, e da troppo tempo bramosi di carne e sangue ex novo. Senza contare, poi, l’entusiasmo che scatenerà in Peter Jackson, il quale vi ritroverà l’iconoclastia delle sue stesse prime opere, e soprattutto gli incensi di Quentin Tarantino, che arriverà a definire Roth “il futuro dell’horror”. Grazie a ciò, si innescherà un gran battage pubblicitario, sia via web (inaugurato da Eli stesso, attualmente curatore della sua stessa page su My Space, all’indirizzo www.myspace.com/eliroth) sia attraverso riviste specializzate, il quale porterà Cabin Fever ad essere il più grande successo mai prodotto dalla Lions Gate fino al 2003. Nel 2005, assieme ai registi Scott Spiegel (Intruder), Boaz Yakin (Remember The Titans), Eli fonda la casa di produzione Raw Nerve, la quale sforna come primo film il godibilissimo remake di 2001 Maniacs diretto da Tim Sullivan.Nello stesso anno, con il beneplacito di Tarantino nelle vesti di produttore esecutivo, Eli scriverà e dirigerà Hostel, horror che, beneficiandosi del successo ottenuto dal remake di “The Texas Chainsaw Massacre” (con cui condivide uno dei produttori, Chris Briggs) e di “Saw”, mescola senza soluzione di continuità il gusto per l’orrido mainstream oltreoceanico, impreziosendo il tutto con un pizzico di cattiveria visiva plasmata da film orientali attuali, come “Audition” di Takashi Miike ( lo slow burning dello svolgimento dei fatti, e il vedo/non vedo per i dettagli) e “Sympathy for Mr.Vengeance”. Inoltre non viene tralasciata una forte dose di critica sociale, scambiata dai più per superficialità tutta “boobs and gore”, ma di questo se ne parlerà dopo. Nonostante le controversie scatenate da “Hostel”, il nome di Roth è sempre più brillante tra le stelle rosso sangue del firmamento gore contemporaneo, assieme a quelle di Rob Zombie (House of the 1000 Corpses, The Devil’s Rejects), Neil Marshall (Dog Soldiers, The Descent), Edgar Wright (Shaun of the Dead, Hot Fuzz), Greg McLean (Wolf Creek), James Wan (Saw, Dead Silent) e Darren Bousman (Saw II, Saw III), tutti appartenenti al club denominato “Splat Pack”. Roth vanta numerosi fans, ma anche schiere di detrattori che odiano i suoi film e lo vorrebbero morto (“Davvero non capisco coloro che mi vogliono morto perché detestano quello che faccio, additandolo come troppo malato e violento…se non vi piacciono gli horror, non guardate i miei film, e lasciate che continui a vivere felice e contento, e che cazzo!”, ha dichiarato più volte il cineasta. Tutto questo non gli ha impedito di realizzarne un sequel di prossima uscita ( il promettente Hostel:Part II, sugli schermi italiani il 22 Giugno), contemporaneamente a quello che con tutta probabilità è il fake trailer più essenziale e divertente contenuto nella double feature di “Grindhouse”, “Thanksgiving”, 3 minuti di orgasmica e tardo adolescenziale retrospettiva dello slasher anni ’80 (Halloween 2, Prom Night, Cutting Class,ecc.), con una simpatica vena di sessualità malata ed esplicita (tenuta a freno a stento nei lungometraggi, per cause di forza maggiore) attribuibile ad un nipotino di John Waters appena appena più timido.
Lo si odi o lo si ami, Eli Roth avrà tante sorprese da riservare in un prossimo futuro: la sua abile e accattivante destrezza nel catalizzare l’attenzione su di sé, da parte di riviste, tv, web, l’innata e instancabile dote nel riuscire ad attingere a piene mani da un cinema anacronistico (l’exploitation anni ’70, lo slasher degli eighties, ecc.), reso più appetibile e fruibile per le nuove generazioni, senza scendere a compromessi troppo patinati ed MTV style, lo rendono quanto meno degno di attenzione. Senza scordare che è (o meglio, è stato) uno di noi…
“E’ bizzarra tutta l’attenzione e la popolarità che giorno dopo giorno ricevo. In fondo, fino all’altro ieri ero il classico movie goer che macinava centinaia di chilometri in macchina, con lo scopo di arrivare ad una convention, e fare la fila per ottenere l’autografo di Kane Hodder (il Jason di svariati Friday the 13th).”

FILMOGRAFIA

2002 - Cabin Fever

2005 - Hostel

2007 - Fake Trailer Thanksgivin'

2007 - Hostel 2

CLIKKATE SUI TITOLI DEI FILM PER LEGGERE LE RECENSIONI

Speciale a cura di Francesco Furlotti

giovedì 24 maggio 2007

SPECIALE GRINDHOUSE!!!


SCARICA LE SCENEGGIATURE DI DEATH PROOF E PLANET TERROR!

SCRIPT DEATH PROOF

SCRIPT PLANET TERROR

Quentin Tarantino e Robert Rodriguez decidono di creare un double feature tipico di quella categoria di prodotti cinematografici che uscivano due al prezzo di uno nei polverosi drive in americani. Erano gli anni ’70 e ’80 e al drive in non si andava propriamente a vedere i film, ma tra l’odore di pop corn, hot dog, dolciumi, bibite e birra la preoccupazione maggiore e obbiettivo della serata era quello di infilare qualsiasi parte del corpo nelle mutandine della fanciulla che si riusciva a trascinare all’interno della propria auto. Complici le grandi auto tipiche degli States e la sovrabbondanza di spazi aperti fanno del Grindhouse un fenomeno tipicamente Americano. Affascinati da questo stile di cinema e dal tipico gusto memorabilia che caratterizza i due cineasti, su proposta di Rodriguez il duo decide di cimentarsi in un vero e proprio prodotto del tutto simile ai “fasti” passati, Tarantino di sicuro non aspettava altro! Ecco come l’operazione prende il via. Non erano certo film girati con talento, ma meri prodotti commerciali volti al tentativo, probabilmente spesso vano, di distogliere gli occhi degli avventori dalle tette della signorina sul sedile del passeggero. Come fare ciò? Chiaramente mettendo ancora più tette di quelle che mediamente offrivano quei luoghi, oppure calcando la mano su effettacci gore, violenza gratuita e mostri di ogni sorta. Come i veri e propri double feature del passato, anche questa rivisitazione dei due amiconi è infarcita di ingredienti che catturano lo sguardo e che sostanzialmente cercano di eccitare il pubblico durante tutta la visione, non solo con donne mozzafiato, ma con violenza estrema e personaggi caratterizzati da puro delirio di protagonismo. Individui che recitano come se fossero a un concerto con migliaia di persone che stanno urlando loro di spaccare tutto.




PLANET TERROR

Il film di Rodriguez è un tipico grindhouse di genere horror, basato su effetti speciali sanguinolenti, sullo schifare il pubblico e sull’esagerazione dura e pura. Il soggetto è banale e ci trasporta di punto in bianco in un paesino della provincia Americana in cui, guarda caso, un esperimento batteriologico sfuggito di mano ai militari, trasforma in mostri purulenti e assetati di cervelli umani qualsiasi essere umano che capiti a tiro di un misterioso gas, ovviamente verde. Sebbene lo sembrino in tutto e per tutto non siamo di fronte a degli zombi, ma ad infetti, scelta maturata dal regista per i troppi film a tema zombesco in circolazione negli ultimi anni. Decide quindi di ispirarsi alle decisioni prese nel lontano 1980 da Umberto Lenzi in INCUBO SULLA CITTA’ CONTAMINATA. Il film inizia con una go go dancer intenta in una delle sua esibizioni, interpretata da una Rose McGowan la quale toglierà il fiato a molti dato il suo sex appeal quasi nocivo. Pochi minuti dopo, presentati i personaggi principali ci troviamo subito all’interno della storia, la quale non ha nulla di sorprendente se non il lavoro di recupero fasti organizzato alla perfezione dal regista attraverso uno svelare cose pazzesche una dietro l’altra. Non vi è personaggio che non sia esagerato, in particolar modo il protagonista El Wray , interpretato Freddy Rodriguez. El Wray, che in Spagnolo suona non a caso a El Rey (il re) è un avanzo di galera dal cuore tenero con una dote innata per l’uso di qualsiasi arma. Non impiegherà molto a fare coppia fissa con la ballerina sopraccitata, la quale dopo aver perso una gamba e avendo ricevuto in regalo, in maniera del tutto improbabile, un fucile lanciagranate come protesi, non tarderà molto a trasformarsi da go go dancer in die die dancer, mettendo a frutto le sue doti di ballerina per interpretare veri e propri balli di morte a suon di raffiche di mitra. Personaggio, quello di Rose McGowan, che ricorda molto la protagonista di un film piuttosto perso di vista in Italia, dal titolo BAMBOLA MECCANICA MODELLO CHERRY 2000. Le citazioni a vari cult movie si sprecano, le più evidenti sono a film zombeschi, quali IL RITORNO DEI MORTI VIVENTI II in primis, passando per RE-ANIMATOR e LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI. Ascolteremo alcune brevi stacchi musicali ripresi da 1997 FUGA DA NEW YORK e caratteristiche della filmografia di Carpenter verranno spesso in mente durante la visione di questo Planet Terror. Sottili ammiccamenti vi saranno anche nei confronti di film come RAGAZZI PERDUTI e FULL METAL JACKET e altri che non cito perché la lista seguirebbe per molto ancora. Non aspettatevi un senso logico a certe azioni, perché regole della fisica e soprattutto del buon gusto qui vengono calpestate senza pietà, per arrivare ad un finale che ha del geniale e va a scomodare perfino un certo cinema Messicano. Planet Terror è un film che spacca lo schermo e si fa godere dal primo all’ultimo minuto con più carne possibile gettata al fuoco, il ritmo serrato sembra dar fondo a un inesauribile contenitore di trucchi e addobbi carnevaleschi. In questo primo segmento vedremo anche come manchino dei rulli durante la proiezione al drive in. Si, perché siamo al drive in, vi sono trailer (di cui parleremo dopo) e addirittura pubblicità promozionali di prodotti vari, chiaramente falsi come i trailer stessi. Anche la resa visiva è in linea coi film a cui è dedicata l’opera, qualità quindi pessima, graffi e messa a fuoco che va e viene, cambi di luminosità e altri difetti orrendi sono ricreati ad arte fino al culmine, ossia lo schermo che diventa nero e l’avviso che recita in sovrimpressione che un rullo è stato perso e l’amministrazione si scusa.
Rodriguez promosso a pieni voti: il suo Planet Terror è semplicemente geniale!

DEATH PROOF


Il segmento del buon Tarantino, a differenza del precedente, si può dire rispecchi l’animo opposto del filone grindhouse. Mentre il primo segue quello stile tipico del mettere tutto di fronte alla telecamera, sia di qualità o meno, riuscito o non riuscito che sia, il Quentin si dedica a quei prodotti di bassa categoria i quali mostravano molto poco, non avendo mezzi per farlo, e quindi si soffermavano in lunghi discorsi, spesso descrivendo quello che non si aveva la possibilità di girare e mettere in pellicola. E’ risaputo che il regista di Knoxville è abile per quanto riguarda i dialoghi, ha un talento innato nel gestire delle semplici chiacchere con un brio e una verve che lo rendono unico al mondo. Oltre al molto parlare, quello che non manca in questo Death Proof è la quantità enorme di donne, bellezze mozzafiato sono in “passerella” dal primo all’ultimo secondo e tenetevi forte quando entra in scena Rosario Dawson, anzi, tenetevi strette le coronarie. Il film inizia con un’ inquadratura di piedi femminili, nudi, sbarazzini, quasi a ricordare il debole del regista per gli arti inferiori e mentre osserviamo le eccitanti dieci dita siamo già all’interno di un dialogo, arguto o stupido che sia e di qualsiasi argomento si tratti, l’occhio di Tarantino da il suo tocco personale e le inquadrature si sposano alla perfezione rendendo l’abitacolo di una semplice automobile, o un semplice bar di periferia, un teatro che cattura la più completa attenzione. Il regista ovviamente continua a regalarci citazioni tipiche nella sua filmografia in maniera sempre più arguta e bizzarra. Ci ricorda i film che apprezza attraverso i dialoghi stessi, come nel caso di VANISHING POINT, oppure con dei poster negli ambienti del film, come nel caso di PARANOIA e di SOLDATO BLU per citarne due. Nel bar si vedrà appesa al muro anche la canotta che indossava Kurt Russell in GROSSO GUAIO A CHINATOWN. L’omaggio più divertente è forse però quello a CONVOY di Sam Peckinpah, in cui il protagonista si chiama RUBBER DUCK e reca come stemma sul cofano del camion un’anatra di gomma identica a quella in metallo che lo stuntman Kurt Russel reca nel cofano della sua auto ultra elaborata, la death Proof appunto. L’ex stuntman è il cattivo e protagonista della situazione, quasi a sottolineare come ai bei tempi andati erano persone in carne ed ossa a farsi il culo nelle scene d’azione e non della fredda computer grafica, non a caso tra le fanciulle c’è anche Zoe Bell, nota stuntwoman dalle belle forme, che interpreta se stessa. Verso gli ultimi secondi del film, gli amanti del cinema di Russ Meyer stiano in campana perché saranno di fronte a una vera e propria dichiarazione d’amore da parte di Quentin Tarantino nei confronti del compianto re dei Nudies. Anche la trama di questo film è piuttosto banale, forse in misura maggiore rispetto a quella messa in scena da Rodriguez, anche perché questo segmento è stato tagliato in fase di montaggio dal regista con l’accetta, anch’essa cosa tipica della confusione e mancanza di ambizione in cui venivano girati i grindhouse e Tarantino si è divertito nel reinterpretarli il più possibile. Kurt Russell interpreta Stuntman Mike come accennavamo prima, un losco figuro dal passato ignoto, che si diverte ad importunare e spaventare giovani fanciulle a bordo del suo bolide dopo averle fotografate di nascosto, inseguimenti che ammiccano a film come DUEL e LA MACCHINA NERA. Kurt Russell è una sorta di lupo cattivo che gioca con le bellezze che trova sulla sua strada, e lasciatemelo ripetere all’infinito, le ragazze che mette in campo Tarantino sono letteralmente mozzafiato! Tornando alla trama Stuntman Mike, così si fa chiamare, incontra delle signorine a cui starà stretta la parte delle vittime… Come potete vedere la trama si riassume in due parole, ma questo non significa che Death Proof sia una delusione, anzi, è lodevole come con praticamente nulla l’attenzione rimanga ai massimi livelli, questo segmento si incastona perfettamente a quello di Rodriguez creando una panoramica onnicomprensiva di quello che erano i film ripresi dal titolo stesso. Tarantino confeziona la sua parte in maniera tecnicamente perfetta e dando mostra ancora una volta del suo genio. Considerando l’episodio in Europa uscirà da solo potrebbe risultare un po’ debole, ma il regista ha già annunciato che il suo Death Proof circolando solo sarà forte di una versione di non pochi minuti più estesa andando a ripescare dal secchio degli scarti. Divertimento assicurato!

I FAKE TRAILER

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In pieno stile double feature all’inizio di entrambi i film possiamo gustare dei trailer finti che sono uno più eccezionale dell’altro. Si parte con MACHETE girato dallo stesso Robert Rodriguez, un delirio di ultraviolenza e vendetta con protagonista il roboante Danny Trejo. Se ne vedono di tutti i colori in pochi secondi, esplosioni, omicidi, sesso e armi di ogni tipo. Anche qui si sprecano le citazioni, si passa da CABAL a TERMINATOR II nel giro di pochissimi secondi per citarne due. Ci si ritrova con le bave alla bocca e speranzosi che qualcuno giri un film partendo dal trailer, cosa che per MACHETE è stata annunciata anche se non ufficialmente..Il grande Rob Zombie, dalla folgorante carriera cinematografica esplosa di recente, confeziona un trailer assurdo, situabile nel sottogenere nazi porno, dove le caratteristiche essenziali sono il nudo, esperimenti nei campi di sterminio e spesso delle sferzate di soprannaturale. Già il titolo è tutto un programma, WEREWOLF WOMEN OF THE S.S., vedremo la dolce consorte di mister Zombie intenta in una dimostrazione di bel canto ricordandoci il suo ruolo canoro in LA CASA DEI MILLE CORPI. Ci viene gettata in faccia un’accozzaglia di scene violente, di esperimenti, ustioni, vittime torturate che urlano disperate e a intervalli regolari l’apparizione del licantropo che sparge del piombo con un mitra. Geniale il recuperare la stessa scena del licantropo, o licantropessa, di continuo per simulare la mancanza di altre inquadrature valide, e il ripetere continuamente il titolo del film, caratteristica di questo genere di trailer. Rob Zombie non contento alla fine mostra il personaggio di Fu Manchù, inutile chiedersene il motivo, ma la cosa assurda ed esaltante è che a interpretarlo è uno schizzatissimo Nicolas Cage!! Edgar Wright, il regista dei bellissimi L’ALBA DEI MORTI DEMENTI e HOT FUZZ, confeziona il trailer più comico in assoluto, una serie di omicidi, impiccagioni e accoltellate che fanno morire dal ridere rendendo grotteschi i cliché tipici dei thriller-horror anni ’70. Il titolo DON’T viene ripetuto di continuo dall’inizio alla fine e le risate non si possono trattenere. Eli Roth dirige uno dei trailer migliori, THANKSGIVING, che presenta le gesta di un serial killer ossessionato dalla decapitazione e dai tacchini tipici del giorno del ringraziamento. Una summa dello slasher più becero con una fiera di luoghi comuni amplificati in salsa sexy.

di Davide Casale

martedì 22 maggio 2007

SPECIALE FAR EAST FILM FESTIVAL IX


Siamo contenti di dedicare il primo speciale di Cangaceiro al Far East Film Festival,un evento che da quasi dieci anni ci rende orgogliosi di avere in Europa(anzi in Occidente) il meglio del cinema asiatico. Come ogni cosa buona dalle nostre parti,se ne accorgono di più all'estero che i media nostrani,impegnati dalle solite cazzate. Quest'anno Udine ospitava Patrick Tam,come ospite d'onore,dedicandogli una retrospettiva che ha lustrato gli occhi a più di un cinefilo. E come ogni anno torno nell'unica settimana di sole per ribeccare il gruppo degli amici di Asian Feast e Nocturno per goderci questa settimana di cinema,sole e...alcohol! A Udine faceva un caldo mostruoso e per fortuna Lercio è venuto a prenderci in macchina. Ero molto contento di vederlo perchè con Lercio sto sempre molto bene,siamo entrambi dei maniaci e poi,quando sto troppo con lui,mi metto a parlare veneto. Appena sistemati mi ha abbrancato il pazzo di Udine,a nome Sebastian,che l’anno scorso mi aveva perseguitato perchè voleva la mia t-shirt di The Devil’s Rejects.

Quest’anno ha espresso tutta la sua follia parlandomi delle sue figure di merda a Venezia e di porcate a sfondo sessuale che come si sa fanno eccitare i pazzi,infatti si è messo a ridere in maniera delirante per buoni due minuti. Quando mi sono visto stretto tra lui e l’uomo oliva ho pensato che la legge 180 è stata qualcosa di anticostituzionale. La sigla del FEFF è stupidissima. Ci sono questi 3 giapponesi vestiti da soldati che devono dichiarare guerra a Udine. Parlano in giapponese e dicono cose tipo "Udineres".

Il film di apertura è stato Dororo che è una merda piena di effetti CG ma è diventato leggendario per una scena che si è impressa nella memoria in maniera indelebile. C’è un padre che siccome sta diventando un demone sacrifica la vita per i figli e quindi dovrebbe essere una cosa tragica. Lui si allontana barcollando,fa due metri e... esplode! Ridicolissimo.
Abbiamo ripetuto sta scena un 40 volte. Ci si è beccati con gli altri durante la giornata:Val,Dude,Lucifer Rising,Kakihara,il Senesi etc etc etc. Quella notte,per sopravvivere,ho preso le gocce e finalmente
ho dormito. Tutti i film che ho visto di Tam sono dei capolavori e durante Nomad mi è venuta in mente una cosa per il film che ho dettato per telefono a Raffaele. Mi sembra una cosa interessante.
Un film che mi è piaciuto era A Dirty Carnival,con una delle risse migliori che abbia mai visto ma soprattutto con un panzone ridicolo con due cosce divaricate tatuate sotto l’ascella,un buco del culo di elefante tatuato sull’ombelico e dei soldi infilati nella patta che tirava fuori. Ovviamente io l’ho emulato.
Ho fatto una mascherina con la faccia di Berna B la protagonista di Bumba Atomika,con il volto di Erika,la ragazza che la interpreta.
Intanto quella sera siamo usciti e ovviamente mi sono ubriacato. Martin mi ha detto che sono "il fratello maggiore che non ha mai avuto" e mi sono commosso anche cerebralmente.
Insomma siamo andati in questo locale strapieno dove hanno finito la birra quasi subito. Il posto era una mezza merda e sia a me che a Lucifer faceva cacare. Ci si poteva solo ubriacare e così ho fatto. C’era anche il tipo,Davide di Milano,che è stato una new entry nel gruppo e mi ricordoche abbiamo parlato a lungo ma non ricordo di cosa visto che mi stavo ubriacando. La suddetta operazione è stata facilmente realizzabile grazie ad uno dei miei "useless talents" cioè convincere i barman mentre mi preparano i cocktail di riempirli di alcohol in maniera oscena. Quindi i miei vodka e coca non rispettavano particolarmente il proprio nome visto che di coca ce n’era proprio poca. Ero così fuori che ricordo che cercavo di esprimere un concetto con il Senesi ma non ne ero capace. Ero diventato dislessico. Il giorno dopo ero a pezzi infatti ho fatto fatica a rimanere più di dieci minuti nel cinema e in più,durante il merdoso the Restless,ho avuto quasi un attacco di infarto. Infatti siamo saliti in cima al Teatro Nuovo,nei posti sopra e nella totale oscurità dovevo guadagnare la poltrona con sotto uno strapiombo. Ho avuto l’attacco di vertigine più intenso della mia vita e ci ho messo 20 minuti per riprendermi,anche non completamente. Per sto film di merda! Quella sera siamo andati a casa presto dopo mangiato. Io e Lercio ci siamo presi un cosciotto da paura che ci ha divaricato lo stomaco ai Piombi. I Piombi è un pub tenuto da un magnaccia e una mignottona cubana mezza sfregiata che si vede che fa le gangbang e parlava con dei tipacci della figlia di 16 anni(lei l’avrà avuta a 12)che doveva andare a fare la "modella" a Milano. Ovvio che doveva andare a darla in giro e sti tipi le dicevano chiaramente se gli faceva trombare la figlia di 16 anni! Fantastico. Il giorno dopo giornata dedicata a Patrick Tam,autografino su Final Victory e conferenza stampa delirante con Sebastian che prende la parola per fare una domanda "nel film ridevano,a lei non da fastidio???" e Sabrina del FEFF che si dimenava dicendo "toglietegli il microfono,toglietegli il microfono!" Quella sera,festa Rock(per modo di dire)al visionario e quindi abbiamo mandato a cacare i film e ci siamo infilati ne i Piombi per scolarci un 150 birre. Eravamo chiaramente in delirio verso mezzanotte e diretti verso il Teatro Nuovo perchè qualcuno si era illuso di vedere il Thai,c’è stata l’intuizione assurda di Lucifer/Elio che si è messo a fare i cori da papaboys quali "santo subito!,"giova-anni paolo" e "be-enedetto!" seguito a ruota da tutti. In preda all’eccitazione io,vedendo Yuri la ragazzina di 15 anni che lavora all’Asian Wok,ristorante cinese del feff,l’ho afferrata in braccio e fatta roteare. La poverina prima si è terrorizzata e poi è stata assalita da un’orda di maniaci arrapati che volevano trombarsela. MilanoOdia le chiedeva in Forlinese Zo Zao Zien cercando di dirgli in cinese quanto costa. E lei,giustamente,"quanto costo io?". Poverina le ho detto di tutto pure io tanto che mi ha preso a borsettate.
Io manco ci ho provato ad andare nel cinema,anche perchè secondo me ci bandivano a vita dal Far East e gli altri sono usciti quasi subito. Siamo andati alla festa al visionario che era una mezza merda ma mi sono ubriacato quasi subito. All’uscita ho fermato il camion della nettezza urbana per chiedere,serio,un passaggio a casa. Il tizio,invece di pestarmi,mi ha risposto con voce cavernoca "non si può".
Il giorno dopo ho bevuto 6 litri di coca cola al ristorante Amalfi mentre MilanoOdia faceva impazzire totalmente il cameriere coattissimo ordinando a cazzo,cambiando idea,chedendo cose che non erano in menù e alla fine tagliando la pasta con il coltello. Gli avranno di sicuro sputato nel piatto. Poi dovevo intervistare con Fabio John Gaudio a Lorenzo Bianchini per il documentario che sta facendo Fabio sul cinema indipendente italiano(di genere). Con Lorenzo siamo buoni amici
da tempo e lui è sempre disponibile così come lo è stato Francesco "Dario Fo" Novello che,siccome Lorenzo non voleva fare l’intervista a casa sua perchè "c’era prosciutto dappertutto" allora si è messo a cercare un posto dove fare la videointervista. E’venuta bene,Lo si è aperto e io mi sono pure un po’ commosso perchè Lorenzo è un puro,una brava persona. Amico mio,eh. Poi si è mangiato nel camper del padre di John,il signor Giuseppe,che è un cowboy pellerossa(bang,bang). Poi a fine serata c’era il pinku eiga con scene di sesso allucinanti e questa attrice che assomigliava a Yuri per cui il livello di arrapamento ha raggiunto livelli da panico. Il giorno dopo io e Lercio abbiamo visto nei posti dello staff Memories of Matsuko che è un capolavoro ed io ho pianto come un bambino per tutto il film. Durante Nana 2 c’è stato l’attacco di milioni di adolescenti e sono finite le cuffiette. Io volevo intervistare Pier Maria ma era sparito e aveva il cellulare spento.
Ero un po’ stanco poichè Luca aveva ronfato come una scrofa gravida e sono riuscito giusto a farmi un pisolino sui divanetti.

I film di quel giorno erano i migliori ma essendo l’ultima sera dovevo ubriacarmi afforza e fare bisboccia quindi c’è stata la cena Yakuza e tutto è degenerato. Io mi sono trasferito nella casa dove c’erano tutti e ovviamente mi sono impossessato di un letto mentre gli altri dormivano a terra.Prima della cena Yakuza abbiamo di nuovo dato ai Piombi eMartin era già dello ubriaco. Nel ristorante cinese dove siamo andati tutto è precipitato e Martin gridava ca-ca-ri-so-pez-zi-de merdaaaa in faccia alla cameriera cinese che per fortuna non ha capito. Ogni tanto si usciva per fumare e martin era in frantumi. Ci hanno pure dato una bottiglia di grappa alle rose che ci siamo scolati prevalentemente io ,Lercio e Val distruggendoci l’esistenza. Io ho proprio sentito la botta ad un certo punto ed ho sputato un mucchio di catarro. Che schifo! Abbiamo assaltato il teatro nuovo e fatto un casino assurdo. Ci siamo messi dietro ai tavoli della reception a dare informazioni sbagliate in preda al panico e fatto le foto da morti,idea del Senesi. Io ero ubriaco perso.Poi siamo andati alla festa ubriachissimi e ho dato fondo al cervello. A un certo punto siamo spariti io e Lercio per parlare di cazzi nostri e tornati ci siamo accorti che ci avevano pisciato lì. Ed il posto stava chiudendo. Come i più patetici ubriaconi abbiamo implorato per avere dell’altro da bere ma ce lo rifiutavano quando un pazzo ha detto "se vuoi ti faccio dare un sorso io" e gli ho afferrato il bicchiere e l’ho portato via. Per strada vagavamo come dei pazzi parlando di capocciate in faccia e cazzotti sul mento,mentre lercio tentava di sradicare una luminaia da un palo,rompendo l’accendino(e io volevo fumare). Siamo andati a prendere la macchina per cercare il bar delle mignotte per comprare qualcosa da bere. Non c’era nulla di aperto neanche in stazione dove ho perseguitato un tassista ed il suo cliente. Tornati a casa Lercio è stato 7 ore a vagare per cercare il cellulare che aveva lì davanti a sè mentre io,entrato in camera,in preda alla follia,ho unito il mio letto con quello su cui dormivano la Vale e il Barracelli. Per fortuna hanno capito che ero ubriaco. Il giorno dopo ero a pezzi e mi sono alzato tardi. Stavo una merda e non ho visto nulla nel cinema. Salutato tutti siamo andati in macchina a Padova dove ho dormito. Eravamo messi come delle merde e non siamo usciti. Tornato a Roma ho finalmente rivisto Laura,siamo usciti al Legend e mi sono scolato 6 pinte di Tennent’s ubriacandomi in maniera selvaggia.


AH!i film? Ecco le recensioni:

A DIRTY CARNIVAL

AGENT X44

CURIOSITY KILLS THE CAT

DEATH NOTE

DEATH NOTE THE LAST NAME

DOG BITE DOG

DORORO

EYE IN THE SKY

HOST

THE MATRIMONY

MEMORIES OF MATSUKO

THE RESTLESS

SUKOB

UNCLE'S PARADISE

THE UNSEEABLE