lunedì 16 giugno 2008

SPECIALE E VENNE IL GIORNO : FILM VERSUS SCRIPT


Andiamo per gradi. Con all'attivo quattro successi commerciali, di cui almeno due eclatanti (Signs e Il Sesto Senso),M. Night Shyamalan sente di poter pretendere di più dalla casa di produzione che aveva contribuito ad arricchire, la Disney,e decide di passare ad una produzione propria per realizzare la sua opera più personale ed ambiziosa ma al contempo più ostica, Lady in the Water, cestinata da Nina Jacobson, executive della Disney. Il rischio fu altissimo. Shyamalan decideva di fare di testa sua su un film che si discostava notevolmente dai modelli che aveva proposto al pubblico e dopo The Village che da molti era stato percepito come un inganno. Nonostante fosse un ottimo film, Lady in the Water spiazzò il pubblico che abbandonò il regista e il film divenne un flop. La cronaca di questa incredibile impresa cinematografica è raccontata nel libro The Man Who Heard Voices: Or, How M. Night Shyamalan Risked His Career On A Fairy Tale di Michael Barbenger. Dopo il flop Shyamalan si trova, per la prima volta in anni, in ginocchio senza la sicurezza di una libertà che gli permetta di dirigere l'opera come dovrebbe. Ovvio che il regista, sempre stato buon menager di se stesso, decide di dirigere un film simile a Signs, il suo maggior successo. Ed infatti il suo nuovo script, the Green Effect, ha elementi simili al film con Mel Gibson, ispirandosi a classici come La Notte dei Morti Viventi, L'Invasione degli Ultracorpi e Uccelli, anche se su ambientazioni all'aperto. Prima dell'uscita del film, misteriosamente viene fuori la sceneggiatura del film. O meglio, quello che doveva essere lo script prima delle richieste di cambiamenti della Twentieth Century-Fox, scelte per Shyamalan inappellabili che cambieranno radicalmente il film. Quella che segue è una review che rilegge il film secondo lo script originale. Innanzi tutto il titolo, che era il senso del film. The Green Effect svela il significato dell'anello umorale che porta Mark Wahlberg. Il dialogo a cui fa riferimento l'oggetto dava senso al film perchè il colore dell'amore di cui parlano Elliot e Alma è proprio verde ed il titolo prendeva significati diversi. Infatti il senso originale del film era quello di una storia d'amore che rinasceva attraverso la fede dei personaggi, un tema amato dal regista. Dalla relazione tra i due protagonisti viene tagliata la parte iniziale, che apriva il film prima della scena horror, in cui si apprendeva il loro disagio e la deriva della loro relazione. In questo caso si capiva, nel finale, che il fatto che non venissero attaccati dall'infezione era dovuto all'emotività dei personaggi, che dopo lo struggente dialogo attraverso il tubo (scena tipicamente shyamalaniana)trovavano l'empatia per sopravvivere alla neurotossina. Se nel prodotto finale i personaggi non sembrano approfonditi, compreso quello di Leguizamo, è proprio perchè sono stati tagliati i dialoghi e velocizzato il montaggio. Se queste scelte sono evidentemente mirate a non annoiare il pubblico (come il finale più fatalista rispetto a quello buonista che vedeva completamente debellata la malattia), sono probabilmente di budget le scelte che hanno fatto tagliare alcune delle scene più forti. Su tutte preme raccontare una scena in cui, durante un saggio musicale, un violinista si incantava per poi ingoiare il proprio violino come un mangiatore di spade. Anche la scena in fattoria era ben più lungo, evidentemente ridimensionata nella scenografia con la sola mietitrebbia. Nella parte finale vi erano anche scenografie più importanti riguardo alla fattoria della vecchia bigotta. Le differenze più sostanziali sono comunque nel montaggio che ha voluto dare più spazio agli eventi che ai personaggi. Il potenziale che la sceneggiatura proponeva è stato purtroppo castrato da scelte produttive a cui prima Shyamalan non avrebbe dovuto sottostare.

di Gianluigi Perrone

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