giovedì 24 maggio 2007

SPECIALE GRINDHOUSE!!!


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SCRIPT DEATH PROOF

SCRIPT PLANET TERROR

Quentin Tarantino e Robert Rodriguez decidono di creare un double feature tipico di quella categoria di prodotti cinematografici che uscivano due al prezzo di uno nei polverosi drive in americani. Erano gli anni ’70 e ’80 e al drive in non si andava propriamente a vedere i film, ma tra l’odore di pop corn, hot dog, dolciumi, bibite e birra la preoccupazione maggiore e obbiettivo della serata era quello di infilare qualsiasi parte del corpo nelle mutandine della fanciulla che si riusciva a trascinare all’interno della propria auto. Complici le grandi auto tipiche degli States e la sovrabbondanza di spazi aperti fanno del Grindhouse un fenomeno tipicamente Americano. Affascinati da questo stile di cinema e dal tipico gusto memorabilia che caratterizza i due cineasti, su proposta di Rodriguez il duo decide di cimentarsi in un vero e proprio prodotto del tutto simile ai “fasti” passati, Tarantino di sicuro non aspettava altro! Ecco come l’operazione prende il via. Non erano certo film girati con talento, ma meri prodotti commerciali volti al tentativo, probabilmente spesso vano, di distogliere gli occhi degli avventori dalle tette della signorina sul sedile del passeggero. Come fare ciò? Chiaramente mettendo ancora più tette di quelle che mediamente offrivano quei luoghi, oppure calcando la mano su effettacci gore, violenza gratuita e mostri di ogni sorta. Come i veri e propri double feature del passato, anche questa rivisitazione dei due amiconi è infarcita di ingredienti che catturano lo sguardo e che sostanzialmente cercano di eccitare il pubblico durante tutta la visione, non solo con donne mozzafiato, ma con violenza estrema e personaggi caratterizzati da puro delirio di protagonismo. Individui che recitano come se fossero a un concerto con migliaia di persone che stanno urlando loro di spaccare tutto.




PLANET TERROR

Il film di Rodriguez è un tipico grindhouse di genere horror, basato su effetti speciali sanguinolenti, sullo schifare il pubblico e sull’esagerazione dura e pura. Il soggetto è banale e ci trasporta di punto in bianco in un paesino della provincia Americana in cui, guarda caso, un esperimento batteriologico sfuggito di mano ai militari, trasforma in mostri purulenti e assetati di cervelli umani qualsiasi essere umano che capiti a tiro di un misterioso gas, ovviamente verde. Sebbene lo sembrino in tutto e per tutto non siamo di fronte a degli zombi, ma ad infetti, scelta maturata dal regista per i troppi film a tema zombesco in circolazione negli ultimi anni. Decide quindi di ispirarsi alle decisioni prese nel lontano 1980 da Umberto Lenzi in INCUBO SULLA CITTA’ CONTAMINATA. Il film inizia con una go go dancer intenta in una delle sua esibizioni, interpretata da una Rose McGowan la quale toglierà il fiato a molti dato il suo sex appeal quasi nocivo. Pochi minuti dopo, presentati i personaggi principali ci troviamo subito all’interno della storia, la quale non ha nulla di sorprendente se non il lavoro di recupero fasti organizzato alla perfezione dal regista attraverso uno svelare cose pazzesche una dietro l’altra. Non vi è personaggio che non sia esagerato, in particolar modo il protagonista El Wray , interpretato Freddy Rodriguez. El Wray, che in Spagnolo suona non a caso a El Rey (il re) è un avanzo di galera dal cuore tenero con una dote innata per l’uso di qualsiasi arma. Non impiegherà molto a fare coppia fissa con la ballerina sopraccitata, la quale dopo aver perso una gamba e avendo ricevuto in regalo, in maniera del tutto improbabile, un fucile lanciagranate come protesi, non tarderà molto a trasformarsi da go go dancer in die die dancer, mettendo a frutto le sue doti di ballerina per interpretare veri e propri balli di morte a suon di raffiche di mitra. Personaggio, quello di Rose McGowan, che ricorda molto la protagonista di un film piuttosto perso di vista in Italia, dal titolo BAMBOLA MECCANICA MODELLO CHERRY 2000. Le citazioni a vari cult movie si sprecano, le più evidenti sono a film zombeschi, quali IL RITORNO DEI MORTI VIVENTI II in primis, passando per RE-ANIMATOR e LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI. Ascolteremo alcune brevi stacchi musicali ripresi da 1997 FUGA DA NEW YORK e caratteristiche della filmografia di Carpenter verranno spesso in mente durante la visione di questo Planet Terror. Sottili ammiccamenti vi saranno anche nei confronti di film come RAGAZZI PERDUTI e FULL METAL JACKET e altri che non cito perché la lista seguirebbe per molto ancora. Non aspettatevi un senso logico a certe azioni, perché regole della fisica e soprattutto del buon gusto qui vengono calpestate senza pietà, per arrivare ad un finale che ha del geniale e va a scomodare perfino un certo cinema Messicano. Planet Terror è un film che spacca lo schermo e si fa godere dal primo all’ultimo minuto con più carne possibile gettata al fuoco, il ritmo serrato sembra dar fondo a un inesauribile contenitore di trucchi e addobbi carnevaleschi. In questo primo segmento vedremo anche come manchino dei rulli durante la proiezione al drive in. Si, perché siamo al drive in, vi sono trailer (di cui parleremo dopo) e addirittura pubblicità promozionali di prodotti vari, chiaramente falsi come i trailer stessi. Anche la resa visiva è in linea coi film a cui è dedicata l’opera, qualità quindi pessima, graffi e messa a fuoco che va e viene, cambi di luminosità e altri difetti orrendi sono ricreati ad arte fino al culmine, ossia lo schermo che diventa nero e l’avviso che recita in sovrimpressione che un rullo è stato perso e l’amministrazione si scusa.
Rodriguez promosso a pieni voti: il suo Planet Terror è semplicemente geniale!

DEATH PROOF


Il segmento del buon Tarantino, a differenza del precedente, si può dire rispecchi l’animo opposto del filone grindhouse. Mentre il primo segue quello stile tipico del mettere tutto di fronte alla telecamera, sia di qualità o meno, riuscito o non riuscito che sia, il Quentin si dedica a quei prodotti di bassa categoria i quali mostravano molto poco, non avendo mezzi per farlo, e quindi si soffermavano in lunghi discorsi, spesso descrivendo quello che non si aveva la possibilità di girare e mettere in pellicola. E’ risaputo che il regista di Knoxville è abile per quanto riguarda i dialoghi, ha un talento innato nel gestire delle semplici chiacchere con un brio e una verve che lo rendono unico al mondo. Oltre al molto parlare, quello che non manca in questo Death Proof è la quantità enorme di donne, bellezze mozzafiato sono in “passerella” dal primo all’ultimo secondo e tenetevi forte quando entra in scena Rosario Dawson, anzi, tenetevi strette le coronarie. Il film inizia con un’ inquadratura di piedi femminili, nudi, sbarazzini, quasi a ricordare il debole del regista per gli arti inferiori e mentre osserviamo le eccitanti dieci dita siamo già all’interno di un dialogo, arguto o stupido che sia e di qualsiasi argomento si tratti, l’occhio di Tarantino da il suo tocco personale e le inquadrature si sposano alla perfezione rendendo l’abitacolo di una semplice automobile, o un semplice bar di periferia, un teatro che cattura la più completa attenzione. Il regista ovviamente continua a regalarci citazioni tipiche nella sua filmografia in maniera sempre più arguta e bizzarra. Ci ricorda i film che apprezza attraverso i dialoghi stessi, come nel caso di VANISHING POINT, oppure con dei poster negli ambienti del film, come nel caso di PARANOIA e di SOLDATO BLU per citarne due. Nel bar si vedrà appesa al muro anche la canotta che indossava Kurt Russell in GROSSO GUAIO A CHINATOWN. L’omaggio più divertente è forse però quello a CONVOY di Sam Peckinpah, in cui il protagonista si chiama RUBBER DUCK e reca come stemma sul cofano del camion un’anatra di gomma identica a quella in metallo che lo stuntman Kurt Russel reca nel cofano della sua auto ultra elaborata, la death Proof appunto. L’ex stuntman è il cattivo e protagonista della situazione, quasi a sottolineare come ai bei tempi andati erano persone in carne ed ossa a farsi il culo nelle scene d’azione e non della fredda computer grafica, non a caso tra le fanciulle c’è anche Zoe Bell, nota stuntwoman dalle belle forme, che interpreta se stessa. Verso gli ultimi secondi del film, gli amanti del cinema di Russ Meyer stiano in campana perché saranno di fronte a una vera e propria dichiarazione d’amore da parte di Quentin Tarantino nei confronti del compianto re dei Nudies. Anche la trama di questo film è piuttosto banale, forse in misura maggiore rispetto a quella messa in scena da Rodriguez, anche perché questo segmento è stato tagliato in fase di montaggio dal regista con l’accetta, anch’essa cosa tipica della confusione e mancanza di ambizione in cui venivano girati i grindhouse e Tarantino si è divertito nel reinterpretarli il più possibile. Kurt Russell interpreta Stuntman Mike come accennavamo prima, un losco figuro dal passato ignoto, che si diverte ad importunare e spaventare giovani fanciulle a bordo del suo bolide dopo averle fotografate di nascosto, inseguimenti che ammiccano a film come DUEL e LA MACCHINA NERA. Kurt Russell è una sorta di lupo cattivo che gioca con le bellezze che trova sulla sua strada, e lasciatemelo ripetere all’infinito, le ragazze che mette in campo Tarantino sono letteralmente mozzafiato! Tornando alla trama Stuntman Mike, così si fa chiamare, incontra delle signorine a cui starà stretta la parte delle vittime… Come potete vedere la trama si riassume in due parole, ma questo non significa che Death Proof sia una delusione, anzi, è lodevole come con praticamente nulla l’attenzione rimanga ai massimi livelli, questo segmento si incastona perfettamente a quello di Rodriguez creando una panoramica onnicomprensiva di quello che erano i film ripresi dal titolo stesso. Tarantino confeziona la sua parte in maniera tecnicamente perfetta e dando mostra ancora una volta del suo genio. Considerando l’episodio in Europa uscirà da solo potrebbe risultare un po’ debole, ma il regista ha già annunciato che il suo Death Proof circolando solo sarà forte di una versione di non pochi minuti più estesa andando a ripescare dal secchio degli scarti. Divertimento assicurato!

I FAKE TRAILER

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In pieno stile double feature all’inizio di entrambi i film possiamo gustare dei trailer finti che sono uno più eccezionale dell’altro. Si parte con MACHETE girato dallo stesso Robert Rodriguez, un delirio di ultraviolenza e vendetta con protagonista il roboante Danny Trejo. Se ne vedono di tutti i colori in pochi secondi, esplosioni, omicidi, sesso e armi di ogni tipo. Anche qui si sprecano le citazioni, si passa da CABAL a TERMINATOR II nel giro di pochissimi secondi per citarne due. Ci si ritrova con le bave alla bocca e speranzosi che qualcuno giri un film partendo dal trailer, cosa che per MACHETE è stata annunciata anche se non ufficialmente..Il grande Rob Zombie, dalla folgorante carriera cinematografica esplosa di recente, confeziona un trailer assurdo, situabile nel sottogenere nazi porno, dove le caratteristiche essenziali sono il nudo, esperimenti nei campi di sterminio e spesso delle sferzate di soprannaturale. Già il titolo è tutto un programma, WEREWOLF WOMEN OF THE S.S., vedremo la dolce consorte di mister Zombie intenta in una dimostrazione di bel canto ricordandoci il suo ruolo canoro in LA CASA DEI MILLE CORPI. Ci viene gettata in faccia un’accozzaglia di scene violente, di esperimenti, ustioni, vittime torturate che urlano disperate e a intervalli regolari l’apparizione del licantropo che sparge del piombo con un mitra. Geniale il recuperare la stessa scena del licantropo, o licantropessa, di continuo per simulare la mancanza di altre inquadrature valide, e il ripetere continuamente il titolo del film, caratteristica di questo genere di trailer. Rob Zombie non contento alla fine mostra il personaggio di Fu Manchù, inutile chiedersene il motivo, ma la cosa assurda ed esaltante è che a interpretarlo è uno schizzatissimo Nicolas Cage!! Edgar Wright, il regista dei bellissimi L’ALBA DEI MORTI DEMENTI e HOT FUZZ, confeziona il trailer più comico in assoluto, una serie di omicidi, impiccagioni e accoltellate che fanno morire dal ridere rendendo grotteschi i cliché tipici dei thriller-horror anni ’70. Il titolo DON’T viene ripetuto di continuo dall’inizio alla fine e le risate non si possono trattenere. Eli Roth dirige uno dei trailer migliori, THANKSGIVING, che presenta le gesta di un serial killer ossessionato dalla decapitazione e dai tacchini tipici del giorno del ringraziamento. Una summa dello slasher più becero con una fiera di luoghi comuni amplificati in salsa sexy.

di Davide Casale

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